Salita Gatto
di
Pino Ferrara

Sfogliando le pagine di questo romanzo, è come se aprissimo una porta e
facessimo un salto nel passato. Siamo nel periodo a cavallo della
Seconda guerra mondiale e la vita in un piccolo paese della Sicilia
scorre lenta e monotona come da sempre, poco toccata dagli eventi
bellici. Il paese di pescatori si chiama Villaggio Pace, proprio lungo
la costa nord della città di Messina, e qui il tempo scorre lento e
monotono e quel poco che accade è fortemente regolato da usi, costumi e
tradizioni che condizionano il vivere e il convivere dei suoi abitanti.
Il protagonista, Giovanni, descrive quella vita attraverso le vicende
della sua famiglia. I cambiamenti tuttavia arrivano, sia pure
lentamente, sconvolgendo l’esistenza e le abitudini dei suoi abitanti.
Giovanni ci descrive con minuzia di particolari quale era la vita prima
della guerra, come è cambiata dopo e gli effetti che ha avuto sulla
gioventù di allora, quella gioventù che negli anni Cinquanta si è
incamminata verso il Nord, portandosi dietro solo una valigia piena di
speranze e di paure. E per la generazione dei figli, e ancor più per
quella dei nipoti, è difficile, se non impossibile, immaginare come si
viveva allora, ma solo conoscendo il passato si può capire il presente.
acquista il libro su

Pino Ferrara è nato nel 1936 a Messina. Prima come bancario e poi come
uomo di teatro e di lettere, ha passato gli ultimi quarant’anni della
sua vita all’estero, vivendo tra gli Stati Uniti, Hong Kong e Londra.
Come dirigente bancario ha lavorato all’estero per diverse banche
italiane e straniere, collaborando nel contempo con riviste finanziarie
asiatiche. Nel ruolo di regista teatrale, a Londra ha messo in scena
molte commedie di commediografi contemporanei italiani e ha insegnato
recitazione in alcuni College inglesi dove si studia la lingua italiana.
Alcune sue poesie sono state presentate in una manifestazione letteraria
per la promozione della lingua italiana organizzata a Londra con il
patrocinio del Ministero dei beni culturali e altre sono state premiate
in vari concorsi letterari in Italia e incluse in alcune antologie. Il
suo romanzo Il foglio di Aziza ha vinto il “Premio della Giuria” del
Premio letterario Città di Pontremoli 2014. Rotariano fin dal 1974, è
stato Presidente del Rotary Club della City di Londra e nel 2004 gli è
stata riconosciuta la Paul Harris Fellowship per il suo contributo a
sostegno di studenti bisognosi. I proventi del suo lavoro nel campo
teatrale e letterario sono interamente devoluti a beneficenza.
Attualmente vive e lavora tra Milano e Londra.
--- OOO ---
Il Maestro Lorenzo
Castello, autore delle locandine di Escape in Art

Il
Maestro Lorenzo Castello, genovese di nascita, lavora dal 1983 fra Londra e
Parigi.
Pittore
ritrattista di chiara fama, é ricordato per i molti personaggi che hanno
deciso di affidare la propria immagine alle sue tele, da Sua Altezza Reale
la Principessa Anna d'inghilterra, a Lord Charles Forte, da Sir Eddie
George, ex-Governatore della Banca d'Inghilterra, a Sir Denis Mahon, storico
d'arte.
Tutte le
sue figure ci trasmettono la sua interpretazione di un mondo di magico
realismo.
Prestigiosi
musei hanno accolto le sue opere: fra questi la National Portrait Gallery di
Londra, la National Gallery di Dublino, il Museo Villa Tempra a La Valletta
(Malta), il Museo Nazionale del Cairo.
A Genova ha
realizzato la pala d'altare della chiesa di San Marco al Molo.
Per
maggiori informazioni sulle opere del Maestro Castello potete visitare il
suo sito:
Lorenzo
Castello - Gallery
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Il Figlio di Aziza
di
Pino Ferrara

Vincitore del "Premio
Speciale della Giuria"del Premio Letterario Città di Pontremoli
2014
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Per
informazioni sulle attivitá del Gruppo Escape in
Art, offrire collaborazione o proporre nuove idee,
contattare
Pino Ferrara
sito
disegnato e mantenuto da
Vincenzo |
Pino Ferrara
Pino
e’ nato a Messina e
ha cominciato a
fare teatro all’etá di nove anni, prima con una compagnia parrocchiale,
poi con una di semiprofessionisti/semidilettanti. A Milano ha formato e
diretto il CTSM, la Compagnia del Teatro Studentesco Milanese, formata
da
studenti universitari dilettanti.
Ufficiale dei
paracadutisti della Folgore, si congeda a venti anni e si trasferisce a
Milano, dove comincia a lavorare come assicuratore e a frequentare
l’Accademia d'Arte Drammatica. Vicende familiari gli fanno mettere nel
cassetto i progetti teatrali e lo spingono ad intraprende la carriera bancaria,
lavorando per vari istituti italiani e stranieri in Italia, negli Stati
Uniti, a Hong Kong e a Londra.
A Chicago consegue un
diploma universitario in American Banking and Law, presso l’Università
dell’Illinois. La sua carriera nella City si conclude nel 1998,
per dedicarsi a tempo pieno ad Escape in Art ed altre inizitive culturali e
benefiche.
In particolare Pino é stato uno dei
principali animatori del Rotary Club City & Shoreditch, del quale é
stato Presidente nel 2002/2003. Rotariano dal 1974 Pino ha animato
importanti iniziative durante la sua Presidenza, fra le tante un gala
dinner/concerto presso l'Ambasciata Bulgara a Londra, per raccogliere
fondi da destinare alla costruzione di pozzi d'acqua in Etiopia. La
serata ha permesso di raccogliere £27,000 che, integrate da fondi del
Rotary District e della Rotary Foundation, hanno permesso la costruzione
di due grandi bacini per la raccolta, lo stoccaggio/filtraggio e la
distribuzione di acqua piovana.
A Londra, Pino ha
ripreso la sua passione per il teatro, prima come attore e poi come regista
fondando il Gruppo Escape in Art e dirigendone quasi tutte le commedie.
In alcune, si é anche cimentato come attore.
Pino vive fra Londra e
Milano, dove collabora ad alcuni progett teatrali.
Contributi letterari a cura di Pino Ferrara
Dicembre 2006 - Incontro al
parco in tempo di Natale di Pino Ferrara
Dicembre 2007 - Lettera a Babbo Natale di Pino Ferrara
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Salita Gatto
di
Pino Ferrara

Sfogliando le pagine di questo romanzo, è come se aprissimo una porta e
facessimo un salto nel passato. Siamo nel periodo a cavallo della
Seconda guerra mondiale e la vita in un piccolo paese della Sicilia
scorre lenta e monotona come da sempre, poco toccata dagli eventi
bellici. Il paese di pescatori si chiama Villaggio Pace, proprio lungo
la costa nord della città di Messina, e qui il tempo scorre lento e
monotono e quel poco che accade è fortemente regolato da usi, costumi e
tradizioni che condizionano il vivere e il convivere dei suoi abitanti.
Il protagonista, Giovanni, descrive quella vita attraverso le vicende
della sua famiglia. I cambiamenti tuttavia arrivano, sia pure
lentamente, sconvolgendo l’esistenza e le abitudini dei suoi abitanti.
Giovanni ci descrive con minuzia di particolari quale era la vita prima
della guerra, come è cambiata dopo e gli effetti che ha avuto sulla
gioventù di allora, quella gioventù che negli anni Cinquanta si è
incamminata verso il Nord, portandosi dietro solo una valigia piena di
speranze e di paure. E per la generazione dei figli, e ancor più per
quella dei nipoti, è difficile, se non impossibile, immaginare come si
viveva allora, ma solo conoscendo il passato si può capire il presente.
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Il Figlio di Aziza di Pino Ferrara

Vincitore del "Premio Speciale della Giuria"del Premio
Letterario Città di Pontremoli 2014
Il
Figlio di Aziza è
la storia delle vite travagliate di una giovane donna fragile e
bisognosa di amore e della sorella Lemlem che vive una vita
parallela a quella della sorella, ma totalmente diversa.
Due persone provenienti da una famiglia condizionata da
tradizioni ambientali e da pregiudizi religiosi, le cui
conseguenze toccano la vita di tutti i suoi membri, ma in
particolare quella di Lemlem – docile, accomodante, studiosa e
altruista – e quella di Aziza – ribelle, svogliata,
incapace di accettare le regole che le si vorrebbero imporre, ma
anche insicura e sognatrice. La guerra civile che si combatte
nel loro paese, in tempi e situazioni diverse, le porta a Roma,
dove vivono insieme per un breve periodo. Poi, ognuna per suo
conto, per scelta o per necessità, in molti altri paesi, per
ritrovarsi ancora insieme a Londra. Le loro vite totalmente
diverse si incrociano in un susseguirsi di fatti che in modo
diverso entrambe subiscono.
Ma è soprattutto la storia di Adam, un bambino che bambino non è
mai stato e che rappresenta per le due sorelle sentimenti
diversi: per Lemlem un figlio mai avuto, per Aziza un altro
figlio, Sam, di cui non sa più nulla, ma che è sempre presente
nella sua mente.
Degli errori altrui Adam paga le conseguenze in
modo traumatico. Ciò nonostante riesce a trovare un suo posto in
un mondo che fin dalla nascita gli è stato ostile.
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La poesia "Briciole di pensieri"
di Pino Ferrara ha ricevuto il "Premio speciale della critica poesia inedita"
alla IV edizione del premio letterario internazionale Città di Pontremoli 2015
ed é stata inserita in una antologia di poesie italiane pubblicata in Italia.
Inoltre ha ricevuto una Segnalazione di Merito al X Premio Letterario "Voci
città da Abano Terme" 2015.
BRICIOLE DI PENSIERI
Briciole di pensieri.
Tristezze, fughe, silenzi.
Amori finiti o mai nati
Ricordi di un’ora o di un anno.
Dolore acuto come il fischio di un treno.
Saluti, lottare, vincere e perdere.
Saper perdere. Avanti!. Avanti!.
Briciole di vita:
:
fu ieri o l’altr’anno?
Fu vero o sognai?
Quando? Ora? Prima?
|
La tua canzone
Sapevo che eri li.
Non ad aspettarmi,
ma portando avanti la tua
vita di ogni giorno.
Sapevo che eri li.
Avrei voluto chiamarti mille
volte
per dirti quelle cose
che col passar dei giorni
si erano fissate
nel mio cuore, nella mente,
nell’anima,
da quel momento, - quanto
ormai lontano –
che la tua voce si perse
insieme alle ultime note
del piano che suonavi.
Quella canzone
che non ho piu’ scordato.
Lieto motivo
che lo scorrere del tempo,
talvolta lento, a volte
troppo lesto,
non ha cacciato
dalla mia mente.
Vicino l’orizzonte della
fine
ritorna il motivo piu’ forte
e diventa ossessione
struggente.
Cercarti? A che serve?
Il tempo e’ greve ed il
ricordo inganna.
Mi e’ caro pensare
che suoni la stessa
canzone
e il vento la porta nel
nulla.
30 Agosto 2006
|
TI ASCOLTO
Ti ascolto.
Ascolto la tua voce nei suoi toni diversi.
Ora dolci, ora forti, lenti, impetuosi,urlanti.
Ed ogni tono mi dice qualcosa di te.
Di quella che eri, di quella che sei.
Mi sembra di ascoltare
La musica di Rachmaninoff:
Bella e impetuosa, ma difficile da capire.
24 Ottobre 2005 |
Oggi e’ diaspora
Oggi e’ diaspora.
Il vuoto che segue
piange un pianto silenzioso.
Lievi sussulti,
parole non dette,
tristezza, un sospiro.
Un sentimento che non c’e’
piu’.
Parole amiche mai
sussurrate.
Silenzi.
La fine.
Il vuoto nuovo
immobile.
19 Aprile 2004 |
Ricerca
Bussai alla Tua porta per
cercarti
Signore.
Ed entrai nella tua casa
dove tutto sapeva di morte.
Tu non eri li’.
Ti vidi sul volto di una
bambina
in braccio ad una zingara
Che era Tua madre.
Ti vidi in un vecchio
insicuro
Che tendeva la mano.
Tu eri vivo Signore
Ed eri mio padre passato
Giugno 1999
|
La gondola nel parco di Battersea
Nuvole.
Accumuli di anni di vita insieme
Parole dimemticate
o mai dette.
Sogni svegliati
o svaniti nel nulla
di giorno in giorno.
Camminiamo
ognuno coi propri pensieri,
incapaci, come sempre,
di rompere il silenzio
che ci separa e ci unisce.
Una gondola
appare nel parco umido,
ferma nel laghetto
di acqua immobile.
Un ricordo. Un sussulto.
Eravamo a Venezia,
senza le nuvole
della vita, insieme.
Le dita si sono sfiorate,
poi le mani.
La mia nella tua
ed una lacrima
improvvisa.
Ci siamo sorrisi, tiepidi,
bevendo un caffe’,
incapaci
di rompere il silenzio
che ci unisce
e ci separa da sempre.
Ottobre 2004
|
LETTERA A BABBO NATALE
Caro
Babbo Natale,
Natale é ormai alle porte e sono certo che nei
prossimi giorni sarai sempre più oberato di lavoro. Leggere tutte le lettere che
ti arrivano, selezionarle, indagare, decidere cosa portare come doni. Deve
essere proprio un lavoraccio. Spero che ti abbiano assegnato un buon numero di
segretarie che ti aiutino oppure che ti siano stati messi a disposizione un buon
numero di computer per catalogare tutto. Ti suggerisco di usare il programma
Excel.
Lo scorso anno ci eravamo incontrati in un parco,
ricordi. Tu ti stavi riposando un poco ed io ero li a meditare sulla mia
solitudine. Ci siamo fatti un pò di compagnia, abbiamo fatto un pò di
conversazione ed alla fine ti avevo chiesto di farmi un favore. Ricordo che mi
suggeristi di mandarti una letterina. Io la letterina te l’ho mandata, ma devo
dirti che non é successo proprio nulla. Forse ti é arrivata in ritardo, o forse
non ti é arrivata, no so cosa pensare.
Spero di incontrarti anche quest’anno. Mi farò
trovare nello stesso parco, sulla stessa panchina. Io so che tu sei molto
metodico e quindi é probabile che quel giorno ci sarai anche tu. Ci saluteremo
come due vecchi amici.
La letterina però te la voglio scrivere prima,
così tu potrai pensarci in tempo. Non ti chiedo quello che ti ho chiesto lo
scorso anno, perché tanto non serve. E non chiedo niente che tu debba
trasportare. Ci mancherebbe altro, con tutti i pacchi che hai da consegnare...
Ti esprimo alcuni miei desideri, ecco, sperando che tu, con tutti i contatti
che hai “in alto loco” li possa esaudire. E se non ci riesci, fa niente, va
bene lo stesso.
Il mio primo desiderio, caro Babbo Natale, é che
tu possa fare in modo che noi poveri mortali possiamo essere liberati di tante
persone il cui cognome comincia con la lettera ”B”. Te ne indico solo alcune.
Bush, il Presidente degli Stati Uniti, per le guerre che ha scatenato in Medio
Oriente. Berlusconi per averci assordato con le sue lamentele perché lo
avrebbero fregato alle elezioni e per aver fondato un nuovo partito.
Illuminalo, o fallo illuminare da chi può farlo, affinché si renda conto che
potrebbe anche andare in pensione - l’eta’ ce l’ha - risparmiandoci i suoi show
quotidiani.
Brown (Gordon) per il suo ultimo budget, con il
quale ha messo in crisi quasi tutti gli stranieri che vivono in Inghilterra. Non
ci vuole più residenti in questo Paese. Va a finire che mi costringe ad un
rimpatrio forzato.
Poi c’é Bassolino, il Presidente della Regione
Campania, per aver ridotto la sua regione una vera cloaca ed una terra senza
legge, dove ammazzare la gente per la strada é diventato quasi uno sport.
Liberaci, se puoi, Babbo Natale, di Bonaiuti (l’addetto stampa di Berlusconi)
per tutte le corbellerie che ci propina giornalmente per conto del suo capo.
Eppoi Buttiglione per le sue certezze che, per fortuna, non si avverano mai. E
Bossi per i suoi utopistici sogni secessionisti.
Non dimenticare, se puoi, Bertinotti, cosí
eleggono un nuovo Presidente della Camera che faccia solo il presidente e non
anche il capo del PRC (Partito Rifondazione Comunista).
Se ne trovi qualcun altro che può stare in
questa compagnia, fai pure tu. Guarda che non ti sto chiedendo di eliminare
fisicamente questi grandi uomini, ci mancherebbe altro. Ti sto solo chiedendo
di liberarci di loro. Il modo trovalo tu.
Se puoi, Babbo Natale, trova delle aziende che
volontariamente diano tanta mortadella a Prodi in modo che possa distribuirla
ai poveri, visto che non trova i soldi per aumentare adeguatamente le pensioni.
Liberaci, se puoi, del COMITES di Londra. Oppure
illumina i suoi componenti, indicando loro la via del rispetto reciproco e
quella per assolvere i doveri per i quali sono stati eletti. Forse non lo sai,
ma ogni volta che si riuniscono non fanno che litigare, insultarsi pesantemente
a vicenda, alla faccia del mandato per il quale sono stati eletti; oppure si
fanno i dispetti facendo mancare il “numero legale”. In alternativa, dai a chi
é responsabile la forza di organizzarli, perché alla fine tutti dovrebbero
dipendere da lui.
E sempre parlando del COMITES convinci, se puoi,
il suo Presidente a fornire indicazioni chiare e documentate sul come viene
utilizzato il milione di Euro che il Comites riceve ogni anno dallo Stato
Italiano.
Fai in modo, Babbo Natale, che il mio amico Lillo
venga fatto Grand’Ufficiale. La commenda gli sta un po’ stretta, visto che
altri suoi amici la nomina a Grand’Ufficiale l’hanno avuta. Questo mio amico, se
non lo sai, é quello che ha fornito i pasti alle vittime degli attentati
terroristici perpetrati a Londra due anni fa, ricoverati in ospedale a
Paddington. Eppoi, é un mecenate che sponsorizza un premio letterario a sostegno
della lingua italiana.
Dovresti fare in modo caro Babbo Natale, che gli
Italiani di Londra possano avere un giornale, magari quindicinnale o mensile,
che esca regolarmente con le notizie che riguardano la comunità italiana. Di
quelli che c’erano, uno ha chiuso e gli altri due si vedono raramente.
Se possibile dovresti far in modo che il
Consolato italiano potesse avere una sede piú decente di quella attuale. Tu non
hai bisogno di visti o passaporti o di altro, perché sei al di sopra di queste
cose, sei cittadino universale, ma se ti capitasse di passare da qualle parti,
dai una occhiata…
E dovresti fare in modo che il Consolato avesse
delle assistenti sociali con piú tempo disponibile per ascoltare ed
assistere.
Fai in modo Babbo Natale, che i cittadini
italiani ricoverati negli ospedali inglesi o rinchiusi nelle carceri inglesi,
riescano a consolarsi da soli. L’assistenza di due o tre volontarie non
basta.
Fa in modo, Babbo Natale, che Foscolo possa
riposare in pace nella sua tomba vuota nel cimitero di Chiswick. Disturbarlo nel
suo riposo non deve fargli molto piacere.
Mi rendo conto che ho scritto oltre mille parole
e che questa letterina é diventata un pò lunga. Quindi smetto e magari ti scrivo
ancora nel 2008. Non prima però di chiederti un ultimo favore: fai trovare al
mio amico Bruno dei nuovi alpini che possano iscriversi all’Associazione alpini
di Londra.
E dacci buona salute, buon umore, un poco di pace
e la serenità di accettarci l’un l’altro.
Con tanti ringraziamenti, Babbo Natale, per
quello che potrai fare.
Pino Ferrara
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Dicembre 2006 a cura di Pino
Ferrara il presente racconto
é stato pubblicato su 'La Voce degli Italiani', anno LVII, n.1149/dicembre
2006
Incontro al parco in tempo
di Natale
-
Posso?
- Certo. E’ tutto libero. Mah… cosa ci fai
qui?
- Cerco di riposarmi un poco. Sono stanco.
Alla mie eta’, con tanta strada da fare e con tanto peso.
.- Capisco… Ma perche’ lo fai? Voglio dire,
chi te lo fa fare?
- I bambini. I bambini me lo fanno fare. Non
posso sottrarmi, li deluderei. Quelli piccoli, quelli che ancora non sanno e
ci credono. Quelli piu’ grandicelli, no, quelli hanno capito, ma fingono di
crederci ancora. Con loro e’ una specie di gioco. Ancora per qualche anno.
Poi anche loro saranno dalla perte dei grandi.
- Cosa c’entrano i grandi?
- Come cosa c’entrano? Sono loro che mi
costringono a fare quello che faccio. Sono loro che mi hanno inventato. Sono
loro che dicono ai piccoli di aspettarmi, sono loro che mi dicono cosa
portare. Alla fin fine, sono loro che comprano, che pagano, facendomi
apparire generoso. Ma io ci debbo essere perche’ sono la tradizione, cio’
che non si vede ma ci deve essere.
- Compito difficile, credo.
- Niente affatto. Alla fin fine, si prendono
tutti in giro, fingono di crederci, lo fanno credere ai bambini e mi
caricano della cattiveria dei ricatti. ‘Se non sei buono glielo dico e non
ti faccio portare niente.’ Ed il bambino mi teme. Invece non dovrebbe
temermi. Mi rispetta solo perche’ io dovro’ portargli qualcosa, ma non mi
ama. Anche nelle lettere che mi scrivono, mica c’e’ amore, o qualche parola
buona o di simpatia o di stima. Nooh! Solo ‘voglio’. Qualche volta ‘vorrei’,
ma niente di piu’. Che ne so, magari due righe per giustificare la richiesta.
Nulla!. ‘Vorrei’. ‘Voglio’. Ed il brutto e’ che non posso fare niente per…aiutarli
ad essere meno…aridi. Io dipendo dai grandi, da quelli che mi usano come una
minaccia. Non ci posso far niente. I soldi li hanno loro, e quindi..’ Io, lo
sai, sono povero in canna. Anzi io non eisto. Sono una fantasia, un
‘esistente non vivente’.
- Mi sembri depresso. Dai l’impressione che
non sei contento della situazione.
- E’ vero, non sono contento. Mi hanno creato
attorno una struttura..commerciale che mai avrei voluto. Sarebbe stato cosi’
semplice restare..semplici. Macche’, mi hanno complicato la vita e mi hanno
reso triste. Ricordo quando mi chiedevano poche, pochissime cose, facili,
ingenue, tenere ed era facile accontentarli. Allora i grandi erano poveri e
quindi poche semplici cose erano gia’ molto. Oggi i grandi sono ricchi e le
cose semplici non bastano piu’. Tutta roba che io non conosco. Tutti mi
chiedono cose che non conosco. E’ diventato ..arido anche per me.
- Ti capisco. Ci sono tante cose che anch’io
non capisco. I tempi corrono ed io sono rimasto indietro.
- E’ il segno dei tempi. Tutto va cosi’
veloce oggi. Aerei che fanno il giro del mondo in mezza giornata senza mai fermarsi,
macchine che vanno a quattrocento l’ora, il TAV, il pendolino, la
motocicletta.. Nessuno che abbia pensato a darmi una mano. Nessuno che abbia
pensato a sollevarmi dalla fatica di viaggiare con una slitta. Io vecchio
di eta’ secolare. Non ti dico l’eta’ vera perche’ non la so neanch’io. Non
lo so quando mi hanno inventato. Nessuno che abbia pensato a questo povero
vecchio. Sono diventati troppo egoisti. Lo sai? Lo sai perche’ spendono piu’
di quanto hanno in questa occasione? Per dare una mano a loro stessi. Per
liberarsi del loro egoismo, dei loro sensi di colpa. Egoismo perche’ hanno
piu’ di quanto necessitano e mai, dico mai, che pensino di dare una mano a
chi ha meno. Non dico tanto, ma qualche moneta, qualche vestito smesso, un
giocattolo rotto. Niente, non ci pensano. E pensare che chi ha bisogno
passa sempre loro accanto! Ma gli egoisti si girano dall’altra parte. Poi
arrivano questi tempi, mettono le luci in strada, suonano le campane ed il
loro senso di colpa viene fuori. Allora si risveglia il desiderio di dare,
di mettere l’egoismo a tacere, anzi a pensare di liberarsene, donando. A chi
ha gia’! A chi non ha bisogno. Mica ai disgraziati che dormono per strada o
che rubano per mangiare, o che soffrono il freddo. Nooh! Agli amici, ai
conoscenti, alla famiglia. E gli altri? Niente!. Che si arrangino, che ci
pensi lo Stato o qualche prete pazzo che vive con la miseria dei miseri.
Poi c’e’ la scusa dei bambini. Bisogna farli felici. Donando tanto, tanto,
tanto. Tante cose che non servono, che i bambini guardano appena o una sola
volta,. In cambio di tutto il tempo che non riescono a dar loro, poveri
bambini. Alla fine sono loro, i bambini, che vengono truffati ancora una
volta dai grandi. Questi si liberano dai sensi di colpa, donando, ed ai
bambini passano il messaggio sbagliato che basta scrivere una letterina e,
zac! si puo’ ettenere tutto. O quasi. E mi hanno fatto complice di questo
scempio.
- Non te la prendere. Ci puo’ essere di
peggio nella vita.
- Peggio di questo? Mah! E tu? Cosa ci fai
qui tutto solo? Il giorno non e’ bello, non c’e neanche il sole…
- Io? Beh.. io non ho niente da fare.
- Perche’ non te ne stai in casa? I tuoi anni
li hai anche tu e con questo tempo corri il rischio di prenderti un malanno.
- Certo. E non e’ il momento giusto per
prendersi un malanno. I tempi non lo permettono. Puoi rovinare la festa a
tutti.
- Lo vedi? Allora perche’ non vai a casa?
- Perche’ sono triste.
- Bravo e chi non lo e’ alla nostra eta’?’
Eppoi, perche’ sei triste? - - Perche’ sono solo.
- Non hai famiglia?
- Ce l’ho, ma e come se non ci fosse.
- Perche’?
- Perche’ sono solo.
- Non ti capisco.
- Difficile da capire.
- Mi dispiace. Vuoi essere lasciato solo?
- No. Mi fai compagnia. Parlo con qualcuno.
E’ piu’ facile parlare con persone che si incontrano cosi’. Ti siedi e
aspetti e non sai chi arriva. E intanto pensi e ti viene un vuoto allo
stomaco per l’angoscia che hai dentro. Poi arriva qualcuno, come te,
cominci a parlare e per un poco ti passa perche’ ti distrai. Poi il discorso
prende una certa piega ed il dolore ritorna. E ti passa anche la voglia di
parlare. Ti viene voglia di andartene. Via, nel vuoto, non sai dove, forse
nel nulla. Magari con te, a fare le consegne.
- Quelle le devo fare da solo. Sono unico lo
sai. Non sono ammessi doppioni. Solo la befana, che rimedia a certe mie
dimenticanze.
- Gia’, la befana. Meno male che arriva lei e
spazza via tutto. Cosi’ tutti ci diamo una calmata. La befana eve essere un
sollievo per te..
- Nulla di speciale. Solo una tregua, perche’
subito dopo si ricomincia. Si e’ fatto tardi e devo andare. Buona fortuna.
- Posso chiederti un favore?
- Cosa?
- Posso diventare bambino per un momento e
farti una richiesta?
- Tu ci credi?
-No! Ma voglio fartela lo stesso.
- Dimmi. Se posso.. sempre giocando..
- Ecco, se ti capita di vedere mia moglie,
magari solo con la mente, dille che sono stanco. Quando glielo dico io non
mi crede. Dille di ascoltarmi di tanto in tanto. Quando parlo si annoia o si
arrabbia. E se non parlo per non farla arrabbiare, si arrabbia lo stesso
perche’ non parlo. Tu lo sai. Ti ricordi di quel nostro coetaneo che disse:
‘Quando una persona invecchia diventa saggia. E quando diventa saggia non
l’ascolta piu’ nessuno’. Ecco, io sono invecchiato. E’ per questo che non mi
ascolta piu’ nessuno. Ma questo non e’ un problema. Io posso anche starmene
zitto. Ma non si deve arrabbiare se sto zitto. Anche lei ci segue negli anni
e le e’ difficile. Forse per questo e’ quasi sempre nervosa…con me. Dille,
anzi non dirglielo, se puoi faglielo solo capire, che una parola buona vale
piu’ di un regalo. Sono anni che non mi fa un regalo! Prima avevo tanti anni
davanti ed aspettavo. Ora ne ho meno, sono stanco di aspettare ed ho perso
la speranza. Ecco, ho perso la speranza. Non mi interessa piu’….che ci
faccio qui? Faglielo solo capire, se puoi. Se glielo dici magari si arrabbia
anche con te e non voglio darti fastidi.
E se ti capita di incontrare mia figlia dille
che sto bene di salute, che non c’e’ bisogno che mi tratti come un
vecchietto da ospizio, lo sai come sono noh?. quelli che non vogliono mai
prendere le medicine. Falle capire che basta non urlare ed io sono contento.
Che forse qualche volta posso anche dire qualcosa di sensato. Sai lei e’
giovane…
Infine se dovessi incontrare mio figlio… non
dirgli niente di me. Raccomandagli solo di avere cura di se stesso. Ma con
tatto, ti prego, perche’ …beh te lo racconto un’altra volta se ci
incontriamo ancora. Me lo fai questo favore?
-Si, te lo faccio, ma scrivimi una letterina.
Sai con tutte le cose che ho da ricordare, magari mi sfugge.
- Certo ti scrivero’ una letterina cosi’ non
ti sfugge.
- Ciao.
- Ciao.
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